Irraggiamento alimentare: come funzionano le radiazioni ionizzanti e cosa dice la legge
a cura di Nicola Matteucci
Indice dei contenuti
Introduzione
Le radiazioni ionizzanti trovano impiego anche nel settore alimentare, con finalità di sicurezza igienico-sanitaria e conservazione dei prodotti.
Questa pratica, nota come irraggiamento alimentare, consiste nell’esporre gli alimenti a una quantità controllata di radiazioni, con l’obiettivo di ridurre o eliminare microrganismi patogeni, insetti o parassiti, e di prolungare la shelf life (durata di conservazione).
(In parole semplici: è una tecnica che utilizza una dose controllata di energia per migliorare la sicurezza e la conservabilità degli alimenti, senza renderli “radioattivi”.)
L’uso delle radiazioni ionizzanti è regolato da normative rigorose e può essere applicato solo a determinate categorie di prodotti e con impianti autorizzati.
Cosa sono le radiazioni ionizzanti
Le radiazioni ionizzanti sono forme di energia capaci di modificare la struttura molecolare della materia, generando ioni e radicali liberi.
Nel settore alimentare si utilizzano principalmente tre fonti:
- raggi gamma (emessi da isotopi come Cobalto-60 o Cesio-137);
- raggi X ad alta energia;
- fasci di elettroni (electron beam).
Queste radiazioni non provocano alcuna radioattività residua negli alimenti, poiché non lasciano isotopi o sostanze instabili.
(L’irraggiamento alimentare non “contamina” il cibo, ma agisce come una forma di pastorizzazione a freddo, distruggendo i microrganismi senza alterare in modo significativo la qualità nutrizionale.)
Obiettivi e vantaggi dell’irraggiamento
L’irraggiamento può avere scopi diversi a seconda del tipo di alimento e dell’intensità della dose applicata:
- Inibizione della germinazione, ad esempio in patate, cipolle o aglio.
- Disinfestazione di cereali e frutta secca da insetti o larve.
- Riduzione della carica microbica in spezie, erbe aromatiche e prodotti essiccati.
- Decontaminazione microbiologica in alimenti come carne, pesce o pollame.
Tra i principali vantaggi:
- maggiore sicurezza microbiologica (riduzione di Salmonella, Listeria e E. coli);
- minore impiego di additivi chimici o conservanti;
- prolungamento della shelf life;
- possibilità di trattamento a freddo, utile per alimenti sensibili al calore.
(In sostanza, l’irraggiamento offre benefici simili alla pastorizzazione o sterilizzazione, ma senza modificare colore, consistenza o gusto degli alimenti.)
Aspetti normativi
L’uso delle radiazioni ionizzanti sugli alimenti è regolamentato a livello europeo dal Regolamento (UE) 1999/2/CE e dal Regolamento (UE) 1999/3/CE, che definiscono:
- le condizioni di autorizzazione dei processi di irraggiamento;
- le categorie di alimenti autorizzate;
- le modalità di etichettatura;
- i controlli ufficiali sugli impianti e sui prodotti trattati.
Attualmente, nell’Unione Europea, solo alcune categorie di alimenti possono essere irradiate — in particolare erbe aromatiche essiccate, spezie e condimenti vegetali — ma ogni Stato membro può autorizzare trattamenti aggiuntivi sul proprio territorio.
(Ad esempio, alcuni Paesi consentono l’irraggiamento di pollame o cereali, mentre in Italia è limitato alle erbe e spezie essiccate.)
Ogni alimento trattato deve essere etichettato in modo trasparente, riportando la dicitura:
“Trattato con radiazioni ionizzanti”
oppure
“Trattato con irradiazione”.
Valutazione della sicurezza
La sicurezza dell’irraggiamento alimentare è stata valutata da numerosi organismi internazionali, tra cui:
- FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura);
- OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità);
- Codex Alimentarius;
- EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare).
Tutte le autorità concordano sul fatto che, se eseguito secondo i limiti previsti, l’irraggiamento non rappresenta un rischio per la salute e non altera in modo significativo il valore nutrizionale o sensoriale degli alimenti.
(Le quantità di radiazioni utilizzate sono calibrate con estrema precisione: bastano a eliminare i patogeni, ma non abbastanza da modificare la struttura chimica del prodotto.)
Criticità e percezione del consumatore
Nonostante la sua sicurezza scientificamente dimostrata, l’irraggiamento alimentare è spesso percepito negativamente dai consumatori, per via dell’associazione del termine “radiazioni” con concetti come “radioattività” o “contaminazione”.
Questa percezione è uno dei principali ostacoli alla diffusione della tecnologia, insieme ai costi di investimento per gli impianti e alle restrizioni normative tra i diversi Paesi europei.
(In realtà, gli alimenti irradiati sono perfettamente sicuri: l’energia usata è simile a quella impiegata per sterilizzare dispositivi medici o strumenti chirurgici.)
Un’altra criticità riguarda la necessità di tracciabilità e di monitoraggio delle dosi applicate, per garantire che i trattamenti siano conformi ai limiti autorizzati.
Riconoscimento e controlli ufficiali
Gli impianti di irraggiamento devono essere autorizzati dalle autorità competenti e sottoposti a controlli periodici che verificano:
- la corretta taratura delle dosi di radiazione,
- la tracciabilità dei lotti trattati,
- la documentazione di conformità.
Le autorità sanitarie possono eseguire controlli anche sui prodotti importati, verificando la presenza o meno di residui o marcatori di irraggiamento attraverso tecniche analitiche specifiche.
(L’EFSA e il JRC — Joint Research Centre — forniscono protocolli per rilevare se un alimento è stato irradiato anche quando non dichiarato in etichetta.)
Conclusioni
L’uso delle radiazioni ionizzanti in ambito alimentare rappresenta una tecnologia consolidata, sicura e utile, capace di migliorare la sicurezza microbiologica e ridurre gli sprechi.
Tuttavia, la sua applicazione è ancora limitata, soprattutto per ragioni percettive e normative.
La sfida futura sarà comunicare meglio i benefici e la sicurezza del processo, favorendo una maggiore accettazione da parte dei consumatori e un allineamento legislativo tra i Paesi dell’Unione Europea.
