Etichette “senza”: come usare correttamente i claim “senza glutine” e “senza lattosio” per evitare multe e danni reputazionali

L’uso dei claim “senza” è diventato una leva strategica per il marketing alimentare, soprattutto in un contesto dove salute, benessere e intolleranze guidano sempre più le scelte d’acquisto. Etichette con indicazioni come “senza glutine” o “senza lattosio” attraggono l’attenzione e costruiscono fiducia, ma nascondono anche insidie normative da non sottovalutare. Basta una dicitura ambigua o non conforme per incorrere in sanzioni, danneggiare la reputazione aziendale e rischiare il ritiro del prodotto dal mercato. Eppure, con gli strumenti giusti, comunicare in modo corretto e strategico è possibile. In questo articolo vediamo cosa prevede la normativa e come i produttori alimentari possono proteggersi — e al tempo stesso distinguersi — grazie a una corretta gestione dei claim.
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Perché i claim “senza” fanno la differenza (e attirano controlli)
Negli ultimi anni, la dicitura “senza” è diventata un segnale chiaro per i consumatori che cercano trasparenza e attenzione verso esigenze specifiche: intolleranze, allergie, stili di vita. Secondo i dati di GS1 Italy, nel 2023 il giro d’affari legato ai prodotti “senza glutine” ha superato i 3 miliardi di euro, con oltre 8.500 referenze a scaffale. Anche il claim “senza lattosio” è in forte crescita, spinto dalla domanda di alimenti più digeribili e accessibili. Secondo un report di Apollorr, il valore del mercato italiano dei prodotti senza lattosio è salito a 617 milioni di dollari nel 2022, con un tasso di crescita (CAGR) del 2,2% proiettato tra il 2023 e il 2032.
Questo successo ha, però, un rovescio della medaglia: più il claim è diffuso, più aumentano i controlli e le sanzioni da parte delle autorità competenti, poiché vi è il rischio concreto che un’etichetta “senza” non rispecchi la veridicità del prodotto, ma sia solo una scelta di comunicazione per seguire un trend di consumo in evidente crescita.
Etichette “senza glutine”: cosa puoi e non puoi scrivere
Il claim “senza glutine” è tra i più richiesti e sensibili, perché coinvolge persone con celiachia e gravi intolleranze. Proprio per questo, l’uso scorretto è sanzionato in modo severo. A disciplinarlo è il Regolamento (UE) n. 828/2014, che stabilisce i criteri per l’etichettatura degli alimenti adatti ai celiaci. In particolare, è consentito indicare:
- “Senza glutine” solo se il contenuto residuo di glutine è inferiore a 20 ppm (parti per milione);
- “Naturalmente privo di glutine” solo se il prodotto non contiene ingredienti a base di cereali con glutine né è stato contaminato durante la lavorazione.
Non è ammesso l’uso di diciture ambigue o soggettive come “gluten free al 100%”, “sicuro per tutti” o frasi non regolamentate.
L’etichetta deve basarsi su dati analitici oggettivi e certificabili. In caso contrario, si rischia una violazione normativa, che può portare a sanzioni economiche e ritiro del prodotto.
Secondo il D.Lgs. 231/2017, art. 12 e 13, chi fornisce informazioni ingannevoli o non documentate in etichetta (es. claim “senza glutine” non conforme) può essere sanzionato:
- Con multe da 3.000 a 24.000 euro, se l’informazione induce in errore il consumatore rispetto alle caratteristiche del prodotto (art. 12 comma 1);
- Fino a 40.000 euro in caso di reiterazione o danno accertato alla salute;
- Con il sequestro del prodotto.
Una gestione corretta implica non solo il controllo degli ingredienti, ma anche la verifica dell’intero processo produttivo: stoccaggio, sanificazione, contaminazioni incrociate, fornitori. Ecco perché un software come Labelfy può fare la differenza, rendendo automatici i controlli e tracciando ogni fase con documentazione aggiornata.
Etichette “senza lattosio”: attenzione a soglie e diciture
A differenza del glutine, per il claim “senza lattosio” non esiste ancora un regolamento europeo specifico. Tuttavia, in Italia ci si rifà alle indicazioni del Ministero della Salute e al principio di trasparenza sancito dal Regolamento (UE) n. 1169/2011. Secondo queste linee guida:
- Può essere indicata la dicitura “senza lattosio” se il contenuto è inferiore a 0,01g/100g o 100 ml.
- Può essere usata l’indicazione “a ridotto contenuto di lattosio” se il contenuto è inferiore a 0,1 g/100 g o 100 ml.
È consigliato affiancare sempre il claim a un’indicazione informativa come “il prodotto contiene glucosio e galattosio in quanto risultato della scissione del lattosio”.
Anche in questo caso, è necessario disporre di analisi chimiche certificate, archiviare la documentazione e dichiarare solo quanto supportato dai dati verificabili.
Un errore comune è utilizzare il claim “senza lattosio” solo perché il prodotto “non contiene latte” tra gli ingredienti principali, ignorando eventuali tracce o contaminazioni, oppure dichiarare il claim basandosi su forniture variabili, senza aggiornare le etichette o le schede tecniche. Un approccio digitale aiuta a evitare queste imprecisioni, garantendo etichette sempre coerenti e allineate.
Gli errori da evitare (e le conseguenze)
Usare claim “senza” senza basi certe è un rischio concreto per qualunque azienda alimentare. Tra gli errori più frequenti troviamo:
- Inserire claim senza soglie analitiche certificate;
- Non aggiornare l’etichetta in caso di variazione nelle forniture;
- Omettere diciture obbligatorie che chiariscono la composizione del prodotto;
- Utilizzare claim di tipo salutistico (“fa bene”, “digeribile”, “leggero”) non autorizzati.
Le sanzioni possono arrivare fino a 40.000 euro, ma l’impatto più grave è spesso quello reputazionale: un errore in etichetta può far perdere la fiducia costruita in anni di lavoro.
Gestisci le tue etichette in digitale senza stress
I claim “senza glutine” e “senza lattosio” rappresentano un’opportunità reale per comunicare qualità, attenzione e cura verso il cliente. Ma come ogni opportunità, richiedono consapevolezza, precisione e una gestione professionale. Il tempo delle etichette fatte “a mano” è finito: oggi ogni parola ha un peso legale. L’uso di un claim improprio si paga caro, in termini economici, ma molto di più in termini di reputazione e fiducia del consumatore. La normativa sta diventando via via sempre più fitta e complessa e i continui aggiornamenti rendono complesso e impegnativo restare al passo, ma per fortuna oggi non occorre fare tutto manualmente.
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- gestire ingredienti, allergeni e soglie di tolleranza in modo centralizzato;
- aggiornare automaticamente le schede tecniche e la documentazione HACCP;
- tracciare tutte le revisioni e i test effettuati, pronti in caso di controllo.
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